Negli anni Trenta la geografia e le abitudini di Varazze erano ben diverse rispetto ad oggi: esempi tra tutti sono la collocazione della stazione ferroviaria, che al tempo si trovava dove attualmente c’è il Palazzetto dello Sport, e la presenza del telefono pubblico, gestito da una persona che si occupava di convocare i cittadini che dovevano ricevere una telefonata da qualcuno di un’altra città o di dirigere i turni per telefonare. Negli anni Trenta si consolidano, inoltre, alcuni storici esercizi commerciali che rimangono tutt'oggi nella storia di Varazze.
I Cantieri Baglietto
Varazze ha, da sempre, avuto una grande fama come costruttrice di imbarcazioni, grazie ai diversi cantieri navali stanziati nelle rive del mare nel corso dell’Ottocento. Tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, tuttavia, aumenta la richiesta di imbarcazioni in ferro e non più in legno, realizzazione in cui questi cantieri erano specializzati: molti si ritrovano a chiudere e a smantellare, lasciando così spazio alla costruzione degli stabilimenti balneari che, dal primo decennio del Novecento, prendono piede su tutta la costa.
Nello stesso periodo nascono degli altri cantieri, che costruiscono imbarcazioni in ferro. Tra questi ci sono i cantieri Baglietto, la cui fama perdura tutt'ora anche se, negli anni, si sono trasferiti e non producono più a Varazze.
Nel 1854 il fondatore Pietro Baglietto costruisce la sede del suo stabilimento a Santa Caterina: si tratta di un capannone di legno in cui vengono fabbricate le barche. Già nei primi anni del Novecento le imbarcazioni Baglietto sono conosciute e apprezzate in tutta Europa. Nel 1916 i cantieri cominciano a fabbricare imbarcazioni militari, i MAS, Motosiluranti Anti Sommergibili; dall’acronimo Gabriele D’Annunzio conia il motto *Memento Audere Semper* (“ricorda di osare sempre”). Negli anni Trenta la produzione di yacht è tra le migliori in Europa, rivaleggiando con le produzioni inglesi e norvegesi.
Nel secondo dopoguerra i cantieri Baglietto si trasferiscono in una nuova sede a San Nazario, perché quella di Santa Caterina deve essere demolita per problemi di viabilità.
Dopo gli anni Sessanta l'azienda entra in una crisi, che si risolve con dei cambiamenti al vertice, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui i cantieri hanno una sede principale a La Spezia e una a Carrara.
Gli stabilimenti balneari
Il primo stabilimento balneare di Varazze nasce nel 1887 per mano della famiglia Botta, padre e figlio: si tratta dei bagni Regina Margherita.
Qualche anno dopo i Botta costruiscono un altro stabilimento balneare, i bagni Letizia, dove lavorò come dirigente Mario Virgilio Garea Del Forno, un letterato e storico varazzino, che affianca alle sue attività culturali anche la gestione dei bagni. Lo stabilimento Letizia subirà un incendio nel 1909; tuttavia, grazie all’intervento e aiuto economico di Gian Pietro Lucini, autore di Breglia molto conosciuto nel panorama letterario italiano, amico di Garea e frequentatore di Varazze, venne ricostruito in fretta e l’anno dopo era già in funzione.
I Botta possiedono e dirigono anche una stamperia, in cui viene stampato il quotidiano locale *“Il Teiro. Gazzetta del mandamento di Varazze”*, in cui lo scrittore Garea pubblicò degli articoli. Garea e il suo conoscente e amico Lucini mandarono alcune loro opere da stampare alla tipografia Botta.
Successivamente alla nascita dei primi due stabilimenti, Varazze si popola di bagni e di turisti che ogni estate giungono nella cittadina per avere un po’ di ristoro dalla calura delle loro città piemontesi o lombarde. La ferrovia crea anche una facile comunicazione tra queste regioni, Varazze e altre cittadine della Riviera ligure.
Il Cotonificio Ligure
Nato nel 1906, dall’unione di due industrie tessili, una di Varazze e una di Massa, è uno dei più grandi complessi industriali liguri e ha diverse sedi: Varazze, Massa, Genova Rivarolo, Vignole Borbera, Rossiglione e Masone; alcune si occupano della parte di filatura e altre invece della tessitura. Per i trasporti della merce l'azienda si avvaleva di un piroscafo che faceva la spola tra Massa, Livorno e Genova.
La sede varazzina impiegava moltissime persone del posto: si conta che agli inizi della sua produzione gli operai erano 900, di cui la maggior parte erano donne. Non tutti i lavoratori erano di Varazze: alcuni venivano da Urbe o da altre zone più lontane, per cui il cotonificio mise a disposizione delle case operaie, i conventi delle suore e dei dormitori. Nel corso degli anni Venti venne creato anche un sistema di corriere per portare al cotonificio gli operai che abitavano nelle frazioni, che fino a quel momento erano sempre scesi a piedi, con qualsiasi condizione meteorologica.
Con i nuovi sviluppi tecnologici, nel corso degli anni Trenta vennero cambiati i macchinari nel cotonificio, che prevedevano meno manodopera, provocando così dei licenziamenti di massa. Da poco dopo la Seconda Guerra Mondiale in poi, la fabbrica entra in crisi, sia per tensioni interne tra i vertici e gli operai, sia per le nuove importazioni di stoffe estere, che hanno prezzi molto più bassi: il cotonificio è costretto a chiudere negli ultimi decenni del Novecento.